Risposta alla lettera aperta sul Parco dei Monti Ernici

Nostro malgrado ed al solo fine di ripristinare una serie d’incontrovertibili verità sulla questione inerente la protezione dei Monti Ernici, dobbiamo replicare ai comunicati, che un gruppo di associazioni venatorie, coordinate e capitanate dall’agguerritissima Wilderness Italia, con rancoroso livore, sta divulgando per ogni dove con l’unico intento di tutelare i propri gretti ed egoistici interessi venatori, mistificando con improbabili argomentazioni i fini ed i contenuti della relativa proposta di legge n°207 del 28.10.2014 .

Proposta che noi sosteniamo, al contrario, nell’interesse dell’intera comunità: locale, provinciale, regionale, nazionale e sovranazionale!

Proposta che mira alla tutela ed alla conservazione delle numerosissime preziosità naturalistiche qui presenti, quotidianamente messe a rischio da ogni sorta di diffusi comportamenti illegali, che vanno dal bracconaggio alle scorribande di mezzi a motore fin sulle vette. I Monti Ernici sono unanimemente indicati, dalla comunità scientifica, come uno dei territori che, solo se opportunamente protetti, saranno determinanti per la salvezza della residua popolazione di orso bruno dell’Appennino (Ursus arctos marsicanus), in quanto costituiscono una fra le più importanti aree di connessione fra il PNALM ed i più idonei territori adiacenti. La Regione Lazio (così come la Provincia di Frosinone) ha da tempo aderito a quel Piano d’Azione (PATOM), che vuole intraprendere concrete azioni di tutela nei confronti di quest’entità faunistica unica al mondo, per la quale dovrebbero essere accantonati tutti i più meschini egoismi, specialmente se ci si professa “veri amanti della natura”.

E la Regione Lazio stessa si è più volte espressa per una necessaria tutela dell’orso e degli Ernici, in quanto questi sono fondamentali ed imprescindibili per assicurare un futuro al raro plantigrado. Ci corre qui l’obbligo di ricordare ai nostri interlocutori un dettaglio che non dovrebbe sfuggir loro e che ci pare molto significativo: il 28 maggio di quest’anno è stato siglato un accordo fra il Minambiente e le Associazioni Venatorie Nazionali (le loro “case madri”), mediante il quale quest’ultime si assumono impegni per contribuire alla conservazione dell’orso, in sintonia con quanto previsto dal PATOM e dal Protocollo d’intesa per la sua attuazione.

Il percorso seguito dal nostro Comitato, quindi, s’inserisce in un alveo già individuato a livello regionale e nazionale, per il quale esistono anche impegni cogenti nei confronti della Comunità Europea. In parallelo, il Comitato stesso ha intuito le notevoli opportunità di benefiche ricadute socio-economiche sulle comunità pedemontane degli Ernici e l’On.le Daniela Bianchi si è dimostrata eccellente interprete e sostenitrice di tutto ciò.

Ma si sa: non v’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Questa nostra replica, fra l’altro, trae spunto dalla pagina Facebook (17 dicembre ore 11:30) di Wilderness Italia, in cui si vaneggia di una presunta “faida” esistente con il nostro Comitato. Avrebbero potuto scegliere decine di altri termini per definire le diverse posizioni che ci caratterizzano, ma no … hanno scelto la parola “faida”, che qualifica di per sé (ancora una volta e se ce ne fosse necessità) la serenità d’animo di questi interlocutori.

Hanno parlato di “faida” raccontandoci di un accordo intercorso con il Comune di Vico nel Lazio per l’istituzione di una cosiddetta Area Wilderness nel suo territorio.

Invitiamo i gentili lettori a cercare nel panorama giuridico-legale italiano una forma di tutela che prenda il nome di “Area Wildrness”. Troverete Oasi di Protezione, Riserve Naturali, Parchi Regionali, Parchi Nazionali, ecc., ma non Aree Wilderness. Non le troverete semplicemente perché … non esistono!

Quest’ultime, malamente scopiazzate dalla ben diversa realtà degli Stati Uniti d’America e calate nel nostro Paese dall’ossessivo protagonismo dell’onnipresente ed onnisciente segretario generale dell’AIW, sono giuridicamente irrilevanti, inconsistenti e inesistenti: non offrono, in sintesi, alcun tipo di protezione. Non sono altro che accordi non vincolanti tra i comuni, sui cui territori queste aree insistono, e la proponente associazione venatoria AIW. Sono degli autentici “specchietti per le allodole” (è proprio il caso di dirlo, visti i promotori) utili per far sembrare oro lucente il vilissimo stagno e per trarre in inganno i benpensanti. Oggi si fanno … domani si disfanno, senza colpo ferire. Se vi foste domandati per quale motivo si siano affrettati a “crearne” un’altra sui M. Ernici, beh, crediamo vi siate già dati una esaustiva risposta.

E che questi accordi non siano vincolanti e le relative aree interessate siano impalpabili ed evanescenti, incredibile ma vero, lo ha ammesso la stessa AIW, quando, mesi fa, si è rammaricata dell’operato del comune di Sora, che ha deliberato un taglio di alberi in una di queste aree. Oppure quando ha annunciato (15.01.2013) l’abrogazione delle due Aree Wilderness di Cairo Montenotte (SV) per analoghi motivi di sfruttamento forestale. Oppure quando, sulla medesima pagina FB (17.12.2014 ore 20:55), racconta di voler istituire nuovamente, nel Comune di Mignano Montelungo (CE), un’Area Wilderness (udite, udite!) già abrogata da una precedente amministrazione. Ed altri casi potremmo elencare! Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere!

E quest’allegra anarchia viene spacciata per “democrazia” ed “autodeterminazione”!

Questa è soltanto una delle frottole che l’AIW & Co., con i loro comunicati, vorrebbero propinarvi spacciandole per verità assolute.

Ignorano deliberatamente che la nostra proposta di istituire un’area protetta sugli Ernici è, essa sì, una proposta sorretta da una partecipazione “dal basso” molto ampia, condivisa e democratica, costituita dall’adesione (ad oggi) di ben 59 diverse associazioni di ogni estrazione e di svariate centinaia di adesioni individuali. E democraticamente ne stiamo percorrendo il previsto e dovuto iter!

Non dicono il vero neppure quando continuano a sostenere imperterriti che la superficie delle aree protette (quelle vere) in provincia di Frosinone ha superato la soglia massima del 30% della superficie agro-silvo-pastorale provinciale: è vero l’esatto contrario. Attualmente siamo circa al 14%, e anche con l’istituzione del Parco dei Monti Ernici supereremmo di poco la soglia minima del 20%, lasciando ampio margine per istituirne anche altre. Questi sono, a tutt’oggi, i dati ufficiali della Regione Lazio! E sono facilmente reperibili alle pagg.41-42 del documento “Definizione dell’insieme delle aree di reperimento per il Piano Regionale delle Aree Naturali Protette – Analisi e valutazioni”: è sufficiente cercarlo e saper leggere quel che c’è scritto!

Non dicono il vero neppure quando agitano lo spauracchio dei presunti vincoli imposti all’agricoltura e all’edilizia. Tracciando i confini proposti, sono state volutamente escluse tutte le aree urbane e gran parte delle terre agricole, che potranno essere coltivate esattamente come ora, e i cui prodotti potranno magari godere di un marchio di origine protetta. Nei centri urbani potranno continuare a fare e disfare a loro piacimento, esattamente com’è avvenuto fino ad oggi.

Mentono parlando di presunti vincoli alla pastorizia, che si potrà continuare a praticare secondo le regole attualmente vigenti e i cui prodotti, al contrario di oggi, potrebbero fregiarsi di marchi di qualità, così come i prodotti agricoli.

Vaneggiano quando parlano di verificare se la Regione Abruzzo (sic!) intenda procedere all’istituzione del Parco degli Ernici (!?!?): parlano a vanvera di cose che non conoscono e che non hanno nessuna voglia di conoscere e verificare, perché, per loro, semplicemente, “questo Parco non s’ha da fare”. E ne conosciamo i motivi!

Arrivano, infine e per colmo d’inverecondia, a suggerire all’On.le Daniela Bianchi (di cui osano mettere in dubbio la buonafede) che “avrebbe dovuto interpellare l’Abruzzo su quella “economia della bellezza” e sui miracolosi benefìci economici dei numerosi Parchi in quella Regione”. Vivono forse, i nostri eroi, su un pianeta esterno alla nostra galassia? Sono al corrente del fatto che mentre i nostri paesi stanno morendo d’inedia ed ogni giorno c’è una saracinesca che s’abbassa per sempre, nei centri del vicino PNALM accade ancor’oggi l’esatto contrario?

Nel tentativo di fornire un traballante sostegno alle loro insostenibili tesi, i “nostri” si aggrappano pure alla vicenda dei dipendenti indagati nel Parco dei Simbruini, come se un Ente possa essere abolito per il solo fatto che alcuni (anche se molti) suoi dipendenti vengano indagati. Se così fosse, ci chiediamo quali e quanti Enti di questo povero Paese potrebbero sopravvivere. I comportamenti illeciti sono certamente da perseguire e da condannare severamente con il contributo di tutta la società, così come lo sono le semplicistiche e qualunquistiche argomentazioni addotte da chi un Parco non lo vuole soltanto perché gl’impedirà di continuare a fare i propri egoistici interessi.

Nel nostro caso, poi, è paradossale e comico ( … altro che Totò) che queste posizioni siano sostenute anche, se non soprattutto, da uno dei firmatari della lettera aperta. Una persona che nei Parchi ha costruito tutta la sua vita e dal nobile spirito dei Parchi -poverino- non è riuscito a ricavare null’altro se non un incontenibile desiderio di protagonismo ad oltranza, che lo porta a travalicare e sconfessare anche il dettato del documento programmatico della sua stessa associazione.

“Ma ci faccia il piacere …!! ”

30 Dicembre 2014

Il Comitato per la Protezione dei Monti Ernici

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